lunedì 5 settembre 2011

Miniracconto Dimenticato III


giovedì, 27 marzo 2008

Miniracconto Dimenticato III

C'era una volta in un paese lontano, una giovane principessa.
Accadde, un pomeriggio, che il Re suo padre decise di portarla con sé durante un viaggio. 
I due allora approntarono ogni cosa, si accomiatarono dalla corte e partirono con una buona scorta di forti soldati.
Il caso o forse il destino, volle che i viaggiatori dovessero attraversare una fitta foresta oscura, nella quale viveva una strega dotata di grandi poteri.
Alla strega non riuscirono a passare inosservati, poiché le trame dei suoi intrighi si estendevano per lungo raggio attorno a lei ed ella riusciva a sapere tutto quello che accadeva nella sua foresta e quando se ne accorse, per qualche motivo che solo la sua mente contorta poteva conoscere, decise di intessere un incantesimo sul Re e sua figlia.
Lasciò che gli sventurati si addentrassero sempre di più nel fitto degli alberi, dopodiché diede ordine ai suoi folletti di aggredire la carovana.
Quando i folletti saltarono fuori dal sottobosco con i loro nasi adunchi e le loro facce purulente, ci fu un momento di panico, ma le guardie che erano fedeli ed abili, sguainarono le loro spade e si gettarono nella battaglia.

Questa andò per le lunghe, perché ai folletti era stato dato ordine di disperdere i soldati e fare in modo che il Re e la Principessa restassero soli.
Così avvenne ed il Re, che si era accorto della loro vulnerabilità, decise di armarsi anche lui, ma appena scese dalla carrozza, venne colpito alla testa da un folletto rimasto nascosto, il quale subito si avventò sulla Principessa la afferrò con le sue mani magre e salde e fuggì via.
La Principessa gridava e gridava, ma la voce del padre che la inseguiva si faceva sempre più distante finché non scomparve del tutto.
Fu allora che dal nulla comparve la strega. Sbucò d'improvviso dagli alberi e scacciò via il folletto come fosse stato un suo nemico. Dopodiché si chinò sulla Principessa per soccorrerla e con voce dolce le parlò e le curò le ferite.
"Giovane Principessa, cosa ti è accaduto?" chiese.
"Io e mio padre siamo stati assaliti dai folletti della foresta, io sono stata rapita ed ora non so più dove egli si trovi!" disse fra singhiozzi e lagrime di disperazione.
"Ma allora piccola mia, sei stata fortunata, perché se è ricongiungerti a tuo padre, che desideri, allora io posso aiutarti"
"Si! Signora, si è quello che desidero!"
"Allora, piccolina, ascolta quello che ti dico: la foresta non è molto grande ne' impenetrabile. Devi raggiungere un luogo sicuro in cui rifugiarti ed attendere il ritorno di tuo padre che io andrò a cercare. Va' in quella torre laggiù nella radura, è vecchia e abbandonata ma ancora forte e robusta. Sali in cima e chiudi la botola, è di ferro e i folletti non la toccheranno."
Allora la Principessa ringraziò la vecchia strega e fece come le era stato detto, raggiunse la torre, vi salì in cima e chiuse attentamente la botola dietro di sé. Rimase allora ad aspettare, ma il tempo passava e suo padre non compariva da nessuna parte.
Venne la sera, quando infine la Principessa vide un fuoco ai margini della radura. Pensò allora che suo padre l'avesse infine trovata e cercò di riaprire la botola per andargli incontro, ma quella di non si smosse. Sigillata era e sigillata rimase. 
"Com'è possibile?" si chiese la ragazza. Dabbasso rispose la voce della strega, ora triste ed affranta.
"Figliola mia, non ti ho detto che questa torre è stregata. Essa protegge così scrupolosamente colui che vi si rifugia, che non è possibile uscirne finché il desiderio che ti ha portato in cima ad essa non si vedrà realizzato. Soltanto tuo padre sarà in grado di aprire la botola per farti uscire. Nessun altro ci riuscirà e se qualcuno che non sia lui proverà a scalare la parete esterna, dovrai dissuaderlo poiché se arrivasse in cima, la torre non reggerebbe il peso di entrambi e rovinerebbe giù. Ma non temere per la tua vita, mia dolce figliola, ci penserò io ogni mese a portarti il cibo per sopravvivere" e la strega se ne andò, dopo averle lasciato la prima razione.
Allora trascorsero settimane, mesi e poi anni, ma del Re non si vedeva traccia.
Ogni tanto capitava che qualche cavaliere errante giungesse alla torre, allora la Principessa lo pregava di andar via e di cercare suo padre per dirle di salvarla. In breve si sparse la voce della Principessa nella Torre.
Col passare del tempo, la Principessa disperava sempre di più ed in alcune occasioni fu costretta a mandar via i cavalieri anche in malo modo, alcuni di loro si arrischiarono a scalare la torre, incuranti, ed allora essa tremava e scricchiolava sotto il peso. La Principessa a quel punto era terrorizzata e se il cavaliere non desisteva, lei finiva per versare le sue scorte di olio giù per la parete, così che egli cadesse. Capitò che alcuni cavalieri si ferirono anche gravemente, cadendo, e per questa ragione sempre meno si presentavano per salvarla e lei divenne sempre più triste e dura ed oramai era sempre più raro vederla alla finestra per guardare se arrivasse suo padre.
Fu durante una di queste occasioni, che la Principessa vide l'ennesimo cavaliere, in sella ai piedi della torre, che la guardava con aria stupita ed incuriosita al tempo stesso.
"Chi sei tu, dolce fanciulla?" chiese.
"Vattene, Cavaliere, lasciami in pace al mio destino!" rispose la Principessa.
"Forse ho sbagliato appellativo per rivolgermi a voi, sembra che la cortesia non vi appartenga"
Allora la Principessa si risentì e rispose irritata.
"Sono intrappolata qui da un incantesimo e dall'inganno di una strega, non v'è possibilità di aprire la botola ne' per te di scalare queste mura perché non te lo farei fare, altrimenti provocheresti la morte di entrambi".
"Avete provato a scendere voi dalla finestra?" chiese un po' canzonatore, il cavaliere.
"Ma sei sciocco? non ho la forza di rimuovere queste sbarre di ferro!"
"Si, forse è così. Ma non desiderate essere libera?"
"Certo che lo desidero, ma non è possibile"
"Allora, se permettete, farò un tentativo"
A nulla valse il rifiuto della principessa. Il cavaliere tosto smontò di cavallo e cominciò la scalata sulla parete della torre.
Ad ogni movimento, si sentiva uno scricchiolìo e tanto più forti erano quanto più il cavaliere avanzava, finché addirittura la torre non cominciò a tremare.
"Hai visto?!" gridò infuriata e spaventata la Principessa "la torre crollerà e moriremo entrambi! Devi smetterla oppure verserò olio sulle pareti! Non posso permetterti di avanzare oltre!"
"Vedo che la torre trema, è vero, ma nulla impone che essa debba realmente crollare"
"Non capisci? Fa parte dell'incantesimo, essa crollerà! Soltanto mio padre può aprire la botola"
"Ed è mai venuto a farlo?"
La Principessa si zittì, attonita. Il cavaliere riprese la scalata ed ecco arrivare nuovi tremiti. Lei si allontanò dalla finestra, prese dell'olio e vi tornò versandone qualche goccia sulla parete.
"Se continui verso il resto"
"Vi sarei infinitamente grato se non lo faceste: renderebbe più facile la vostra liberazione"
"Ma è inutile! Nessuno può liberarmi!! E' questo l'incantesimo della strega!!"
"Avete un'estrema fiducia nella persona che vi ha ingannato, vero? Perché non ne date anche a me? Magari riusciamo a farla finita prima che mi si addormentino le dita".
A quel punto la Principessa rimase nuovamente in silenzio, scossa.
Il cavaliere avanzò ancora un po'. Le pietre cominciavano a creparsi.
"Morirai" disse flebilmente la Principessa.
"Prima o poi capita a tutti" rispose il cavaliere, che avanzò ancora.
A quel punto il mondo finì sottosopra e vorticò.
Le pietre non ressero il peso, tutto crollò, compresi i due giovani.

"Siamo morti" disse lo spirito della Principessa, ancora sconvolta da quello che era successo. Si rivolse allora allo spirito del Cavaliere "che gran Cavaliere, che sei! Siamo morti, adesso, lo vedi?!"
"Forse non sarò un gran salvatore, ma senza dubbio ora siete libera. 
E comunque non sono nemmeno un cavaliere, ma un semplice soldato di ventura"
"Direi che non sei niente"
"Adesso di certo no"
La loro attenzione fu attirata da una porta chiusa comparsa dal nulla e da una figura nera ed incappucciata che sembrava attenderli.
Si diressero verso il Dio della Morte.
"Dio della Morte, te ne prego, dimmi quale sorte toccò a mio padre?" chiese supplicante la Principessa.
"Egli era la torre stessa in cui eri rinchiusa. Fu la strega, tua madre, a tramutarlo. Ma ora loro due sono ricongiunti, ed il loro destino non ti riguarda più".
La Principessa annuì con aria consapevole.
"Cosa c'è dietro quella porta?" domandò il ragazzo che era stato creduto cavaliere.
"Qualcos'altro" rispose Morte.
I due giovani si guardarono negli occhi.
"Ci andiamo assieme?" chiese lui.
"Si" rispose lei sorridendo.
Allora si presero per mano ed attraversarono la porta.

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